di Silvio Calzolari
Con questa comunicazione, prendendo spunto dal saggio di Richard Kearney sull’Ana-teismo, recentemente pubblicato anche in Italia ("Ana-teismo, Tornare a Dio dopo Dio", Fazi Editore, Roma, 2012), intendo analizzare alcune delle differenti espressioni del fenomeno religioso nella realtà giapponese di oggi. Ho scelto questo Paese come mio territorio di analisi, non solo per il motivo che come storico delle religioni mi sono interessato più volte al Giappone, ma anche perché per gli studiosi occidentali (sociologi, storici delle religioni, antropologi, ecc.) l’Impero del Sol Levante è sempre stato un vero e proprio laboratorio di indagine per riflettere sui problemi suscitati dall’incontro tra culture,religioni e civiltà. La mia analisi inizierà, in maniera piuttosto provocatoria, partendo dallo strano "non interesse" giapponese relativo all’Ana-teismo, proposto dal filosofo irlandese come nuova forma di spiritualità per il Terzo Millennio. Richard Kearney, filosofo, studioso di ermeneutica e figura di spicco della cosiddetta "Postmodern Christianity", con la parola "Ana-teismo", descrive la condizione di coloro, che appartenenti o no ad una religione, si dicono "in ricerca" di un nuovo senso del sacro.