di Silvio Calzolari
Capitolo 3
IL SILENZIO DEI SUFI,
la mistica del cuore e le tecniche del dhikr
Il dhikr (plur.: adhkar), la “menzione divina” o la concentrazione posta sulla presenza divina, è la continua recita di una breve orazione, accompagnata da una tecnica respiratoria, che si fonda su un preciso passo coranico: “Idhkuruni adhkurkum”, ossia: “ricordatevi di Me, io Mi ricorderò di voi” (Sura, II,152). Il termine dhikr, ha però, anche un significato diverso e, in verità, piuttosto vago. In tempi molto antichi, la radice d-h-k-r, pare significasse: “fecondare”, “rendere maschile”, “partorire maschi”. Probabilmente, prendendo per buona questa etimologia, in origine: dhikr volle indicare la “Parola che veicola i semi della coscienza divina” (Dizionario del Corano, a cura di Mohammad Ali Amir-Moezzi, Mondadori, Milano, 2007, pag. 203). Quel termine avrebbe così indicato le virtù generative del Principio primo, cioè di Dio, che compenetra la manifestazione universale, matrice delle forme del mondo. Ma, a parte questa particolare valenza, il significato principale di dhikr fu quello di “menzionare ad altri”, “ricordarsi” ed “invocare”. Nella pratica religiosa, consistette (come consiste tutt’ora) in una vera e propria concordanza tra un particolare ritmo respiratorio ed un ritmo di ripetizione verbale che avrebbe potuto essere effettuato sia a voce alta (dhikr della lingua) che interiorizzato (dhikr del cuore).