di Silvio Calzolari
La leggenda narra che il Bodhidharma, (In giap. “Daruma”) fondatore della scuola buddhista Ch’an (in giap.: Zen), giunto a Canton, verso il 520 dopo Cristo, dall’India, abbia intrapreso un lungo viaggio verso Luoyang, capitale dei Wei del Nord. Qui, in una grotta del monte Sung, vicino al monastero di Shaolin, avrebbe meditato in silenzio per ben nove anni davanti ad una parete (o un muro, come vuole un’antica pratica definita in giapp.: menpeki) prima di ottenere il risveglio spirituale. Secondo la tradizione, durante la meditazione, in un momento di stanchezza, quasi si sarebbe addormentato... . Quando se ne accorse, per scuotersi dal torpore, si sarebbe strappato le sopracciglia gettandole per terra. Là, dove queste caddero, sarebbero nate le prime piantine di tè. I cinesi chiamano questa pianta: “ch’a” (o “cha” secondo le moderne trascrizioni) e nello stesso modo è chiamata la bevanda che ricavano dalle sue foglie. Anche i giapponesi, che usano lo stesso ideogramma, la chiamano: “cha” (o: “sa”, nelle parole composte).