di Silvio Calzolari
Prima di tutto vorrei fare alcune considerazioni sul diverso modo di pensare di Occidente ed Oriente: il primo è analitico, individualista e lineare; l’altro è circolare, oggi potremmo definirlo: “olistico”. I cinesi credono nel mutamento costante e, dall’osservazione degli eventi, cercano i nessi tra le cose, perché ritengono che sia impossibile capire la singola parte senza considerare il tutto. In altre parole, prestano attenzione, non solo agli oggetti, alle singole cose, ma anche a tutto ciò che li circonda e alle loro relazioni. La comprensione della realtà presuppone l’analisi di numerosi fattori che interagiscono tra loro in maniera complessa; Oriente e Occidente hanno sistemi di pensiero diversi e utilizzano sistemi differenti per interpretare il mondo. L’esistenza di modi alternativi di pensare apre la strada a numerose domande. Da dove si originano questi diversi codici interpretativi? Nel linguaggio? Nei sistemi sociali? O in cosa altro? E cosa continua a farli funzionare ancora oggi, in un mondo sempre più globalizzato? Sono domande che ci porterebbero assai lontano e che esulano da questa nostra trattazione. Ma ci aiutano a capire quanto possa essere difficile cercare di interpretare il pensiero cinese alla luce dei sistema logico occidentale. Ancora più difficile è cercare di trasmettere i concetti cinesi in codici linguistici diversi. Quando utilizziamo termini come: ”Logos”, “Spirito”, “anima”, “santo”, “religione”, solo per citarne alcuni, facciamo accostamenti ampiamente soggettivi e arbitrari.